Il mio Gay Pride

Il mio Gay Pride

La mia compagna è tedesca, vive a Francoforte, è una attivista del movimento omosessuale in Germania. E’ una che si informa molto (accidenti) e, anche se non volessi parlargliene per non fare brutta figura, conosce bene le polemiche che ci sono in Italia in questi giorni intorno al Gay Pride. Oltre ad avere la frustrazione di dover ogni anno - come tutti noi omosessuali - ribadire l’importanza di questa “festa” dell’orgoglio gay lesbico e transessuale, mi tocca quest’anno fare i conti con una tedesca che da una parte non capisce e ironizza su tutto questo clamore che c’è in Italia, dall’altra è molto critica rispetto alla chiusura della politica e delle istituzioni italiane nei confronti dei diritti civili. Confesso che è un bel cimento, ma soprattutto mi accorgo di quanto sia difficile spiegare ai nostri paesi “cugini” quello che succede in Italia. Peggio per me, me la potevo scegliere italiana, almeno mi risparmiavo il resto. Scherzi a parte, ma che succede in Italia? Mi verrebbe da dire che “le chiacchiere stanno a zero”. Voglio fare uno sforzo, invece, per capire la realtà. E’ l’unico modo per poterla cambiare. Sono profondamente convinta che la politica non sappia parlare di omosessualità o, quanto meno, ne parli male La politica non sa parlare dei corpi, della sessualità, dell’amore. E non sempre perché è colpevole, molto spesso perché ha paura di ciò che non conosce. Di ciò che non controlla. E troppo spesso lo scontro politico su questi temi ha visto fronteggiarsi fazioni opposte: da una parte atteggiamenti ideologici, dall’altra pregiudizi e comportamenti omofobi. Tutti colpevoli di non avere il coraggio di affrontare la realtà per quello che è, di non saper rispondere a una domanda semplice: “quale società vogliamo costruire, che idea di comunità abbiamo”? E’ questa la domanda che bisognerebbe porsi ogni volta che si affronta il tema dell’omosessualità. Da un mese e mezzo governa la destra nel nostro paese, in Italia e a Roma. Una delle prime esternazioni di autorevoli esponenti del PDL è stata contro il Gay Pride, con la scusa che è “una carnevalata”, che è una “manifestazione offensiva” di non so cosa, che “l’omosessualità si, si può pure tollerare, ma basta che non sia troppo visibile”. Naturalmente, è banale dirlo, ma non è compito della politica e delle istituzioni imporre come deve essere fatta una  manifestazione, quale deve essere il suo stile. Tutto si può criticare, ma è inaccettabile decidere che al Gay Pride non si dia il Patrocinio e Piazza San Giovanni perché alla Amministrazione Alemanno non piace come si svolge questa manifestazione. No signori, questa si chiama omofobia. Semplicemente. E’ questo il grande problema italiano, una omofobia strisciante che si nasconde in meandri inimmaginabili e subdoli. E’ molto pericoloso. Il centro sinistra è stato timido, il centro destra attacca subdolamente con una omofobia nascosta dietro affermazioni di “tolleranza”, una tolleranza controllante però, a patto che. Non voglio essere “tollerata”, voglio essere accettata per quello che sono. Punto. E basta con questo teatrino annuale sul Gay Pride. Questo evento racconta ogni anno di quando un lontano giorno del 1969 nacque il movimento omosessuale nel mondo. Racconta un quarantennio di lotte per la libertà, per i diritti, per la cittadinanza sociale di milioni di esseri umani nel mondo. E oggi rappresenta nel nostro paese una occasione per crescere tutti insieme. Tutti, anche le persone omofobe. L’omofobia, il pregiudizio si sconfiggono con la conoscenza. La vita vera, quella in carne ed ossa è per fortuna migliore di qualsiasi nostra fobia. Eravamo tantissimi ieri a Piazza navona, a raccontare un'Italia migliore che noi, ostinatamente, continuiamo a rappresentare. Il movimento omosessuale oggi ha dimostrato ancora una volta di essere serio, autorevole e forte. Esemplare. Questo è stato il mio primo Gay Pride da parlamentare, ieri ero lì a rappresentare le istituzioni e una classe politica ancora troppo omofoba e che, ancora, non ha la forza di dare dirtti all'altra Italia, quella degli amori diversi e sempre meno clandestini. Aprimao le porte del Parlamento e troviamo il coraggio di rappresentare l'Italia. Tutta.

 Questo articolo è uscito oggi sull'Unità

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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