Aspettando il pronunciamento della Corte Costituzionale del 23 marzo sui matrimoni gay: il mio intervento al convegno dei costituzionalisti a Ferrara

Aspettando il pronunciamento della Corte Costituzionale del 23 marzo sui matrimoni gay: il mio intervento al convegno dei costituzionalisti a Ferrara

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La “società naturale” e i suoi “nemici”. Sul paradigma eterosessuale del matrimonio

Ferrara 26 febbraio 2010

Intervento dell’On. Anna Paola Concia – Deputata del Partito Democratico

Ringrazio il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Ferrara e in particolare la Professoressa Giuditta Brunelli.
E ringrazio anche Amicus Curiae per aver voluto quest’anno dedicare i suoi “seminari preventivi ferraresi” al nodo costituzionale del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Nella lettura del materiale preparatorio al convegno ho potuto constatare con piacere - e non credo sia un caso, anzi è senz’altro una scelta - che i convegni che hanno preceduto quello di quest’anno, hanno avuto come denominatore comune, almeno nella maggioranza dei casi, il tema dell’uguaglianza, delle libertà individuali e della laicità. Ma soprattutto hanno avuto come obiettivo la volontà di interpretare la nostra Costituzione come uno strumento importante e fondamentale per accogliere e accompagnare la modernità e i cambiamenti sociali, al fine di rendere migliore il nostro paese.
Interpretare la Costituzione come volano verso la modernità e non, come qualcuno vuole farci credere, come ostacolo al progresso e ai cambiamenti.
E nel leggere la bellissima relazione della Professoressa Pezzini ho provato esattamente questa sensazione e di questo la voglio ringraziare, oltre ad essere perfettamente d’accordo con la sua minuziosa analisi.
Sa, Professoressa Pezzini, non accade spesso dentro il Parlamento, non solo sentir parlare bene della Costituzione, ma soprattutto sentirne parlare in modo appropriato.
A volte penso a come si sarebbero sentiti Aldo Moro e Palmiro Togliatti di fronte alle “scempiaggini” e alle continue violenze giuridiche (basti pensare all’agghiacciante questione della pregiudiziale di costituzionalità votata dal centro destra per impedire che una legge come quella sull’omofobia fosse discussa) che questo Parlamento mette in atto in barba alla Costituzione, quella carta fondamentale che Moro e Togliatti hanno contribuito a scrivere con uno spirito a volte così moderno da fare invidia ai nostri e nostrani “cavalieri della libertà”.
Vi ringrazio quindi di tutto questo e per chi come me, purtroppo, è la sola omosessuale dichiarata del Parlamento italiano che conduce una battaglia sui diritti LGBT, questo luogo oggi non solo è un luogo di nutrimento ma anche un luogo di speranza. Mi fa sentire meno sola.
Irene Tinagli, una nostra brillante economista che ovviamente lavora all’estero, in un bellissimo articolo realizzato nei giorni della bocciatura della mia proposta di legge contro l’omofobia e intitolato “L’omofobia è contro l’economia” ha scritto: .
Ecco cari costituzionalisti, io prendo sul serio queste affermazioni e sono convinta che oggi, proprio oggi, la politica ha il dovere, avrebbe il grande dovere, di fare scelte lungimiranti sul terreno dell’eguaglianza dei diritti per i cittadini e le cittadine LGBT.
A questo proposito voglio fare una considerazione: i diritti degli omosessuali e transessuali non possono più essere considerati “diritti a parte” ma piuttosto “diritti parte di un’idea di società”.
Un’idea di società che deve comprendere e risolvere la questione oggetto del nostro convegno.
E’ questo, a parer mio, il grande valore della risposta che la Corte Costituzionale darà il 23 marzo prossimo. E’ questo il grande valore di questo convegno: tenere insieme principi fondamentali come quello dell’uguaglianza sostanziale con il cambiamento della società. Con un’idea di società. Utopia? No, concretezza e visione.
Naturalmente qui entra in ballo il rapporto tra Corte Costituzionale e Parlamento, dove si ferma il ruolo dell’una ed entra in gioco il ruolo dell’altro.
La Corte deve pronunciarsi perché è stata chiamata in causa in ragione di un vuoto legislativo e di una incapacità delle istituzioni e della politica ad affrontare il tema dei matrimoni e/o delle unioni civili fra persone dello stesso sesso.
La politica questo, francamente, se lo merita e per queste ragioni vorrei essere ottimista rispetto al pronunciamento della Corte il 23 marzo prossimo.
O almeno moderatamente ottimista, perché il principio di uguaglianza si esercita nei confronti di tutti i cittadini e tutte le cittadine, altrimenti non è un principio di uguaglianza.
Ma ovviamente non voglio deresponsabilizzare la politica, anzi.
Il 23 marzo, secondo me, il compito della Corte dovrebbe finire e il 24 marzo dovrebbe iniziare quello della politica e del Parlamento.
Quel 23 marzo potrebbe essere il giorno in cui Corte Costituzionale e Parlamento lavoreranno in tandem.
Potrebbe essere un momento in cui si ristabilisce un circolo virtuoso tra istituzioni dello stato democratico: Corte Costituzionale e Parlamento.
Perché costruire una società migliore è compito di tutti.
Perché i diritti di omosessuali e transessuali non tolgono niente a nessuno ma aggiungono civiltà a un paese, a tutto il paese.
E Dio solo sa quanto questo paese abbia bisogno di civiltà.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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