Un mio articolo uscito oggi su "L'Altro"

Un mio articolo uscito oggi su “L’Altro”

GAY: basta steccati. Amici dell'Altro dateci una mano.

Anna Paola Concia Deputata PD

Fatemi fare gli auguri a questa squadra di impavidi capitanati da Piero Sansonetti che si sono messi in testa di ripensare la sinistra nel nostro paese. Impresa ardua perché da qualche anno la parola “sinistra” sembra diventata una parolaccia. Per colpa non solo di chi la sinistra la avversa. Sta anche nella incapacità della sinistra stessa di dare risposte nuove a questo mondo che cambia alla velocità della luce. Non si tratta di nuovismo, ovviamente. Si tratta di dare nuove declinazioni al termine sinistra, di costruire le risposte che la nostra società si aspetta certo, ma “partendo da sé”. Di avere il coraggio di lasciare vecchie scialuppe che non reggono, fatte di materiale non più all’altezza di affrontare un mare diverso. Abbandonare le proprie certezze per ripensarsi comporta umiltà e pensiero, curiosità sul mondo e sugli altri. Serve un viaggiatore che abbia voglia di guardare orizzonti sempre nuovi. Per un viaggio faticoso, in cui si abbia la voglia di mescolarsi. Mescolarsi è una parola che mi accompagna da un po’ di tempo, da quando con altri ho deciso di stare dentro il progetto del PD. Può sembrare velleitaria, può evocare confusione. Troppo spesso da quando il PD è nato questa parola ha significato cose negative, giochi al ribasso. La mia scommessa invece è che questa mescolanza sia di volta in volta la ricerca delle ragioni dell’altro, legittime tanto quanto le mie. Significa perdita di identità? Non è detto e non sempre. So bene che per la sinistra “ALTRA”, si tratta di una scommessa diversa da quella del PD. Ma per tutti esiste oggi un problema identitario. La paura di aver perso la bussola e non trovare più se stessi. Ma trovare se stessi in un nuovo contesto è, appunto, un viaggio dentro e fuori di sé. Dove è necessario fare pulizia. E allora cari compagni di “L’altro” armiamoci degli attrezzi giusti per pulire, cercare, ascoltare.

E’ per la voglia che ho di mettermi in gioco con voi, che voglio raccontarvi come sto conducendo dentro il Parlamento la battaglia sui diritti civili, sui diritti di noi omosessuali. E cosa ha significato l’altro giorno incontrare insieme alle Associazioni omosessuali la terza carica dello stato, Gianfranco Fini. L’idea dell’incontro nasceva dalla necessità di responsabilizzare il Parlamento sui diritti degli omosessuali italiani, cosi’ negletti rispetto a quelli di altri paesi europei. L’occasione ce l’ha data la V giornata internazionale contro l’omofobia del 17 maggio. Quando in tutto il mondo tanti governi e parlamenti celebrano questa giornata insieme ai cittadini omosessuali,. Insieme, perché si tratta di diritti umani, di diritti fondamentali: e questi sono responsabilita’ di tutti, destra e sinistra. Perché lo ripeto come un mantra: “nelle società civili, evolute, moderne, i cittadini omosessuali e i loro diritti devono essere un bene condiviso, un bene comune che fa crescere la società tutta”. Per questo quando è arrivata la richiesta delle Associazioni di incontrare il Presidente della Camera mi sono attivata e ho ottenuto una risposta immediata.

Gianfranco Fini ha iniziato insieme ad altri un percorso per costruire anche nel nostro paese una destra europea, come si usa definirla. Per ripensare una destra che nel nostro paese doveva fare i conti con il passato fascista. Un percorso che sarebbe dovuto iniziare tanti anni fa. Ma tant’è: sebbene in ritardo forse lo stanno facendo. E questo non può che essere positivo. Per questo, per rispetto nei confronti di questo viaggio, da quando sono diventata parlamentare ho cominciato ad interloquire con lui e con altri del centro destra su questi temi. Non mi vergogno e non ho nessun timore di essere strumentalizzata. Perché noi omosessuali italiani siamo stanchi di essere strumentalizzati dalla politica, in negativo dalla destra, in positivo dalla sinistra. Non ha portato nessun risultato concreto. Ce lo possiamo dire? tante strumentalizzazioni hanno avuto un unico risultato: siamo uno degli ultimi paesi d’Europa a non avere uno straccio di legge contro l’omofobia né una per il riconoscimento dell’amore tra persone dello stesso sesso. Siamo all’anno zero. E allora bisogna cambiare strategia. Non più battaglie ideologiche: non portano evidentemente da nessuna parte.

Viviamo in paese in cui la politica tutta, deve costruire una nuova cultura sui diritti civili. Trasversale. La destra come la sinistra. Non ci prendiamo in giro. E chi era lì l’altro giorno, Arcigay, Agedo, Famiglie Arcobaleno e Gaylib ne è consapevole quanto me. E’ questa la vera novità, il vero passaggio culturale che serve a tutti, che potrebbe inaugurare un nuovo inizio per arrivare finalmente a qualche risultato. Alzi la mano chi non è d’accordo. Alzino la mano “i duri e puri”, ma lo vadano a dire ai tanti ragazzi omosessuali italiani che hanno paura, che si sentono brutti, sporchi e cattivi e avrebbero diritto a vivere la propria vita con serenità. Lo dicano a loro guardandoli negli occhi dall’alto delle loro ideologie.

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Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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