"le altre" di questa settimana: Il "Secolo" come "Liberazione", ucciso dai fasciocomunisti

“le altre” di questa settimana: Il “Secolo” come “Liberazione”, ucciso dai fasciocomunisti

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IL “SECOLO” COME “LIBERAZIONE”, UCCISO DAI FASCIOCOMUNISTI
Mentre scriviamo, non siamo certe se il nuovo Consiglio d’amministrazione del Secolo d’Italia sia riuscito in quello che, fin dalla sua composizione a maggioranza di berluscones, sembrerebbe il suo principale obiettivo: uccidere una delle esperienze giornalistiche più interessanti di questi anni. Cioè far fuori i due direttori Flavia Perina e Luciano Lanna e mettere sotto sequestro la redazione e la squadra dei collaboratori che in questi anni ci hanno spesso spiazzato, intrigato, fatto riflettere con la loro visione di una “destra” completamente diversa da quella al governo.
Speriamo di no. Ma tutto potrebbe andare in questa direzione e mentre ci leggete il fattaccio potrebbe essere già avvenuto, e così un altro giornale libero andrà nella mani di chi vuole imbrigliare l’informazione.
Non è la prima volta che accade. Viene in mente un altro episodio, messo in scena da una parte politica avversa a quella del Pdl, cioè Rifondazione comunista. Circa due anni fa, guarda caso nello stesso periodo, il Prc decise di zittire il direttore del suo quotidiano, Liberazione, perché troppo libero e troppo indipendente. Paolo Ferrero, segretario ieri come oggi di quel partito, decretò che Piero Sansonetti non andava bene. Non gli interessava che il giornale fosse pieno di idee e vendesse, che la redazione fosse unita e creasse dibattito, il problema era normalizzare una linea politica e culturale.
Non si può non notare come la stessa cosa accada oggi. Cambiano le sigle politiche, cambia il nome del giornale, cambiano i nomi dei direttori, ma il principio resta lo stesso: non accettare un giornalismo vivo, coraggioso, anticonformista. Certo, ciò che anticonformista per gli uni non lo sarà per gli altri, e viceversa. Ma anche nel merito i due giornali, la Liberazione di Sansonetti e il Secolo di Perina e Lanna, hanno tanti aspetti in comune: l’amore per la libertà, la messa in discussione della propria storia, l’apertura ad altre culture. Ed è proprio questo che dà fastidio sia agli ex missini di ieri oggi convertiti al berlusconismo sia ai comunisti dogmatici: la sperimentazione, la ricerca, la contaminazione. Ma il potere, piccolo o grande che sia, residuale o governativo, di questo ha paura più di qualsiasi altra cosa.
Siamo così disposte a scommettere che se Perina e Lanna non guidassero più il Secolo sarà la fine del giornale, così come la cacciata di Sansonetti ha decretato la fine simbolica di Liberazione. Due storie che finiscono, di un Novecento carico di belle storie e grandi lotte, ma anche di ideologie e dogmi che da una parte e dall’altra hanno prodotto violenza e illibertà. La “chiusura” dei due giornali di partito segnerebbe così il colpo di coda di una storia e speriamo per Perina e Lanna l’inizio di un’altra storia, in cui la battaglia politica si giochi lealmente sui contenuti, le idee, fuori da vecchie contrapposizioni.
I segnali non mancano. Perina, con il suo giornale, ha aperto da diversi anni al movimento delle donne, ospitando articoli, dibattiti, articoli delle protagoniste. Ed è anche stata tra le protagoniste del manifestazione del 13 febbraio. Lo è stata per la sua grinta, la sua intelligenza, la sua voglia di stare con le altre donne. Tutto questo i berluscones del Cda non potranno né zittirlo, né cancellarlo.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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