"le altre" di questa settimana: IL CAV HA UN'IDEA PRIMITIVA DELLE DONNE, MA IL VATICANO NON E' LA RISPOSTA.

“le altre” di questa settimana: IL CAV HA UN’IDEA PRIMITIVA DELLE DONNE, MA IL VATICANO NON E’ LA RISPOSTA.

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IL CAV HA UN’IDEA PRIMITIVA DELLE DONNE, MA IL VATICANO NON E’ LA RISPOSTA.


Avevamo detto la scorsa settimana: vogliamo parlare d’altro. Volevamo evitare la trappola moralista e voyeurista. E invece, media e politica, come però prevedibile, ci sono caduti in pieno. E allora siamo qui a parlarne perché avvertiamo un rischio: nell’attacco al premier – un uomo che ha un’idea primitiva e proprietaria delle donne e trasmette modelli unici di donne – la risposta non può essere il moralismo.
Le donne devono stare attente in questa fase! A sinistra si rischia di contrapporre ai comportamenti inadeguati del premier il ritorno a vecchi modelli familiari. Tanti uomini e anche tante donne di sinistra rischiano di buttare via quaranta anni di battaglie femministe e sociali per riproporre un’idea delle relazioni uomo donna ad assoluto svantaggio delle seconde.
Il moralismo in questo caso sfuma nell’ipocrisia, si usa il “bene delle donne” per rimetterle al loro posto. Non più individue, ma a seconda della convenienza mogli, madri, zie, nipoti, figlie. Mai se stesse. Davanti all’evidente disordine patriarcale non si tenta di ragionare sulla costruzione di un nuovo modello sociale, ma come impigriti e soprattutto interessati al vecchio status quo si chiede di ritornare indietro, al vecchio ordine.
Moralismo è prendersela con le escort, inseguirle, perseguitarle, offenderle con un linguaggio scurrile e maschilista. Ma moralismo è anche quello delle donne che si sentono “umiliate”, dal comportamento di altre donne. E’ come se ci sentissimo atavicamente in colpa e dovessimo dimostrare, davanti ai nostri “padri” quanto siamo brave ragazze, quanto siamo “pure”.
Ogni donna come ogni uomo risponde dei suoi comportamenti non di tutto il genere a cui appartiene e che però non rappresenta.
Il rischio è che venga riproposta, come una brutta logora immagine, la divisione tra donne. Le buone e le cattive. Le mogli e le amanti.
Il problema è che dietro Berlusconi ci sono gli uomini italiani e le donne italiane. Non vederlo significa non affrontare mai davvero il rinnovamento di una politica che di fatto continua ad espungere, a destra e a sinistra pur se in modi diversi e con responsabilità diverse, la questione del rapporto uomo donna. Finché la sinistra non porrà al centro della sua riflessione e della sua azione questo passaggio sarà monca e poco credibile.
Ed è anche poco credibile e condivisibile quando invoca e strumentalizza le parole del Papa o di Bagnasco contro i comportamenti di Berlusconi. Questo governo deve essere cacciato, prima possibile, per via politica, una politica – come dicevamo poco fa – all’altezza della sfida e di una modernità così difficile da interpretare e governare. È invece sbagliato confondere lo Stato con la Chiesa, accettando un’ingerenza che oggi forse potrebbe tornare comoda ma che ha impedito a questo Paese una discussione serena su questioni chiave come i diritti di tutti, il fine vita, la possibilità di scegliere quando e come procreare. La Chiesa deve fare la Chiesa, lo Stato deve svolgere i compiti dello Stato. Lo dice pure la Costituzione.
Pensiamo che questo passaggio d’epoca sia cruciale e la nostra risposta deve essere all’altezza. E’ l’unica risposta all’altezza e quella della costruzione di una società di donne e di uomini liberi e responsabili, andando oltre i modelli sociali che a destra e a sinistra sono contro le donne.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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