"le altre" di questa settimana: Cultura e tagli, altro che privatizzare!

“le altre” di questa settimana: Cultura e tagli, altro che privatizzare!

logo-le-altre22-300x152111111

 

 

 

 

 

CULTURA E TAGLI, ALTRO CHE PRIVATIZZARE!
Visto che la cultura va così poco di moda, proviamo a ragionare con un esempio più terra terra. Mettiamo che ci sia un campo arato che costa 20 ma rende mille, anzi un milione. Il proprietario, che prima ha investito male i soldi, spesso sperperandoli, si trova in difficoltà. Gli mancano quei venti denari che bastano a far andare avanti l’attività e a produrre molta ricchezza. Che cosa farebbe se fosse dotato di un minimo di buon senso? Farebbe di tutto per recuperare la cifra minima da investire per poi ottenere il guadagno assicurato. Beh, tornando alla cultura e la ministro Tremonti che cosa ha fatto? Invece di fare di tutto per trovare i soldi necessari per mandare avanti spettacolo, cultura, arte, ha chiuso i rubinetti. Ha tolto gli investimenti, impoverendo il Paese e impedendoci di produrre il bene più importante: la crescita culturale e civile della nostra comunità.
La ricchezza di cui parliamo è prima di tutto questa. Ma non solo. Perché arte e spettacolo danno da lavorare a migliaia e migliaia persone, e a molte altre potrebbero darlo, se il patrimonio dei beni culturali venisse valorizzato come avviene nella vicina Francia.
Il grido ormai sta diventando diffuso e accorato, e accomuna personaggi della vita culturale che non possono certo essere tacciati di essere dei rivoluzionari o dei comunisti. Il grido è quello di un maestro di fama internazionale come Riccardo Muti. E’ il grido di un intellettuale come Ernesto Galli della Loggia, che dalle pagine del Corsera ha ricordato alcune cifre. Ai tagli già effettuati dal ministro se ne sono aggiunti di recente di nuovi. Meno 70 milioni che ha aggiunto agli altri tagli riduce l’intero investimento per la cultura fino a sfiorare la cifra di 200 milioni di euro. La Francia ne investe di più – 227 milioni – solo per il Louvre!
Della Loggia dice: queste scelte ci porteranno alla rovina. Giusto. Giustissimo. Come sempre però noi non ci accontentiamo di trovare il capro espiatorio, questa volta ammettiamo particolarmente responsabile, ma vogliamo capire davvero che cosa è successo. Da questo punto di vista non possiamo non puntare il dito su questo decennio di cultura liberista che ha messo in discussione il finanziamento pubblico alla cultura. Oggi molti che gridano insieme a noi contro Tremonti, ieri chiedevano che tutto fosse privatizzato. Attendiamo che questi signori e qualche signora facciano mea culpa…

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

Chiudi