"le altre" di questa settimana: BIOTESTAMENTO, MEGLIO NON LEGIFERARE.

“le altre” di questa settimana: BIOTESTAMENTO, MEGLIO NON LEGIFERARE.

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BIOTESTAMENTO, MEGLIO NON LEGIFERARE.

La conferenza dei capigruppo della Camera sta decidendo di calendarizzare  il voto sul biotestamento. E’ una pessima legge fin dal titolo. Si chiama legge sul biotestamento ma è una legge che lo vieta. La politica è diventata un campo minato di contraddizioni, ma questa poi non si era davvero mai sentita: dare il nome a una norma che stabilisce l’esatto contrario. È il segno, appunto, di come in tutta questa discussione sul biotestamento ci sia non la volontà di fare chiarezza, ma la volontà di prendersi gioco della nostra volontà e della nostra vita.
Che cosa dice questa legge? Dice che il medico ha pieni poteri sul nostro corpo e può decidere, anche contro il nostro parere preventivo, di ricorrere alla vita artificiale, cioè a trattamenti che ci tengano in vita nonostante sia venuta meno la nostra coscienza. Con questa legge il testamento biologico che si poteva scrivere andando dal notaio, diventa carta straccia e il medico può decidere di non tenere conto della nostra volontà. Non saremo più libere e liberi di scegliere come morire: gravissimo. E una gran parte della politica invece di fermarsi a riflettere e a discutere, usa un tema così delicato come una clava, per fini esclusivamente di Palazzo.
È questo il dramma. L'obiettivo non è trovare il modo migliore per affrontare il tema del biotestamento. Il vero motivo è far saltare o ricompattare la maggioranza di Governo. È per questa ragione che i temi eticamente sensibili tornano alla ribalta. Succede sempre così. Quando lo scontro diventa duro, il dibattito e il voto si spostano sui diritti civili e sulla laicità mettendo in scena guerre di religione che niente hanno a che fare con il bene di noi cittadini. Non possiamo assistere anche questa volta allo stesso spettacolo senza provare a fermarlo. L’autodeterminazione è un valore che non si può mettere in vendita, né può essere un terreno per costruire barricate ideologiche. Ma non può essere neanche terreno di ambiguità, tentennamenti, come spesso è successo a sinistra. Ci piacerebbe che questa volta davvero si discutesse serenamente e per il bene di tutti noi e ci piacerebbe che tutta la sinistra assumesse una posizione chiara, comprensibile.
Da questo punto di vista ci convince la posizione espressa da Umberto Veronesi. Il famoso oncologo, ex senatore del Pd, ha suggerito che la cosa migliore sarebbe non legiferare per nulla. La Convenzione di Oviedo, firmata nel 1997 anche dall’Italia, garantisce già la possibilità di scrivere il proprio biotestamento dal notaio. Anche la nostra Costituzione all'art. 32 garantisce la nostra libertà di cura. In questo clima di guerra ideologica sarà impossibile migliorare o cambiare il testo approvato al Senato, testo – come dicevamo – dogmatico e contro la nostra libertà di scelta. La brutta esperienza della legge sulla fecondazione assistita ci dovrebbe insegnare che quando vince l’ideologia e un punto di vista sugli altri si crea solo una pessima norma.
La legge sul biotestamento è contro la Costituzione e contro i nostri diritti fondamentali. Potrebbe bastare al Parlamento per avere un sussulto di dignità e fermarsi? Perché, ci chiediamo, la politica italiana sui temi che riguardano la vita e la morte riesce sempre ad essere così lontana dalla vita vera, quella reale? La politica, quella buona, legiferando, dovrebbe infatti aprire spazi di libertà, di scelta: i cittadini non sono sudditi sono soggetti responsabili. Speriamo che destra e centrosinistra se ne ricordino.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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