"Io, omosessuale catapultata nella Puglia della tolleranza"

“Io, omosessuale catapultata nella Puglia della tolleranza”

Ecco la mia prima intervista da candidata apparsa oggi su La Repubblica edizione Bari.

Paola Concia, manager romana e portavoce del tavolo dei gay per il Pd, correrà alla Camera in decima posizione

GIOVANNA VITALE
ROMA - «Catapultata sì, raccomandata no». Paola Concia, 44 anni, manager pubblica e portavoce del tavolo nazionale degli omosessuali del Partito democratico (Pd), vive con un po' di disagio le polemiche scatenate in queste ore intorno alla sua candidatura alla Camera in decima posizione.
Eppure era inevitabile, non crede? In fondo nessuno la conosceva, prima che Roma la imponesse alla Camera in Puglia.
«Il fatto di non avere un legame con questo territorio non significa che io venga dal nulla. Dopo il liceo sono fuggita da Avezzano, dove sono nata, e sono arrivata a Roma, città capace di accogliere e non discriminare gli omosessuali. Sono entrata nel Pci nel 1982, ho attraversato tutte le fasi di trasformazione del partito fino all´approdo democratico, di cui condivido a fondo la posizione di dialogo e di mescolanza fra laici e cattolici».
Ci spiega allora com´è nata la sua candidatura?
«Da una richiesta del tavolo degli omosessuali del Pd, che ha sollecitato Veltroni a far spazio a una nostra rappresentanza. La proposta comprendeva me, Andrea Benedino, che è l´altro portavoce del tavolo, e Sergio Lo Giudice, presidente onorario dell´Arcigay. Il regolamento del Pd prevedeva che alcune candidature sarebbero state espresse in sede nazionale: io sono una di queste, ma non ho alcuna intenzione di venire in Puglia per prendere i voti e poi scappare».
Ma perché proprio in Puglia?
«Questo non lo so. L´unica cosa che so è che è stato Nicola Latorre a suggerirlo. Lui mi stima molto. Non siamo amici d´infanzia, credo piuttosto che condivida le battaglie sui diritti che ho sempre portato avanti con forza e convinzione».
Però la sua candidatura ha portato all´esclusione di altri esponenti locali del Pd e della società civile.
«Guardi, io non ho chiesto niente, né dove né in che posizione essere candidata, mi sono messa semplicemente al servizio del Pd. Perciò spero di non essere vissuta come una catapultata. Anzi: considero questa un´occasione per occuparmi della Puglia. L´estate scorsa mi è capitato di trascorrere tutta la convalescenza della mia malattia nel Salento: ho affittato casa nel centro di un piccolo paese, sono rimasta tre settimane, da sola, e sono stata benissimo. Mi sono sentita accolta, reduce da un tumore, non è stato facile, ma il clima di solidarietà mi ha aiutata molto».
Lei, che è una omosessuale dichiarata, è stata candidata nella Regione governata da Vendola. Secondo lei perché?
«Non c´è dubbio che in Puglia, grazie a Nichi, la battaglia degli omosessuali ha avuto un impatto enorme sotto il profilo simbolico. È una delle regioni più all´avanguardia in Italia. L´ha dimostrato eleggendo un omosessuale: ha saputo andare oltre, far diventare la diversità una ricchezza».
Quali sono i suoi programmi?
«Arrivo domani (oggi per chi legge) per l´apertura della campagna elettorale. Sarò accanto a D´Alema e, come ho già detto a tutti quelli che mi hanno chiamata, da Emiliano in giù, sono a vostra disposizione. La mia chiave è che i diritti civili fanno crescere il Paese. Come sostiene anche Nichi: i territori che includono le donne, i giovani, gli immigrati, gli omosessuali portano sviluppo non solo dal punto di vista sociale, ma economico. Gli indici di crescita dei territori sono legati all´inclusione, alla tolleranza. Ecco perché sono contenta di essere stata candidata in Puglia, che è già un grande laboratorio di questa idea».

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