Il mio intervento al Lingotto. Torino 27 giugno 2009

Il mio intervento al Lingotto. Torino 27 giugno 2009

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Anna Paola Concia Lingotto Torino 27 giugno 2009

L’Italia è un paese misogino. Molto misogino.
Alla affermazione che molti uomini hanno sulla punta della lingua in questo momento del sexgate di Berlusconi “E’ tutta colpa delle donne” avrei una rispostuccia pronta:” e voi uomini avete un rapporto di incontinenza con il potere, quindi siete inaffidabili”!!!!
Ma parliamo di noi.
Nel PD noi donne siamo invisibili. Il nostro partito nelle mani degli uomini. E sempre agli stessi. La differenza è tra chi ci ignora e chi cerca di metterci il cappello sopra.
Nello Statuto è scritto: “il partito assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi,
pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia.”
Questo non accade e nessun organismo è mai stato invalidato in questi due anni per questa ragione. Caro Dario, neanche la tua segreteria!!!!!
E questo è gravissimo. E’ gravissimo che sia accaduto è gravissimo il silenzio delle donne del PD!!!
E accade non perché “le donne non ci siano”. E’ una vecchia favoletta degli uomini.(Alla riunione dei circoli, hanno preso la parola più donne che uomini).
L’omofilia è una malattia, una sindrome da autosufficienza acquisita. Il saper guardare soltanto ai propri simili e sapersi rapportare solo a loro. E’ una malattia degli uomini che fanno politica.
La parità non avviene perché nei partiti, in tutti, la scelta delle cariche di rilievo si fa come nei consigli d’amministrazione: con il meccanismo della cooptazione da parte degli uomini.
Si procede per somiglianza. Per appartenenza. Scegliendo solo tra una metà dei possibili candidati. E anche quando ci si danno delle quote per statuto, questo non viene vissuto come una esperienza di democrazia. Chi ha il potere decisionale, cioè un uomo, lo vede come un adempimento burocratico. Come un modulo che è costretto a riempire, e lo fa in fretta, in brutta calligrafia.
E così, i partiti riempiono il contenitore delle quote con un contenuto qualsiasi. Per cooptazione. Con le più docili, le più funzionali al mantenimento del potere. A volte con donne già note al grande pubblico per altre competenze. Oppure con le veline. Sono escluse di solito le donne competenti senza padrini, quelle con più libertà di giudizio, perché sono meno manovrabili. Perché sono gli uomini a scegliere.
Noi tutti sappiamo che nel PD ci sono tantissime energie e talenti femminili. Lo vediamo nei circoli, nei consigli comunali, in Parlamento. Però anche nel PD, vengono annientate dal meccanismo della cooptazione. Usate solo come portatori d’acqua.
Voglio fare una considerazione: non moralistica, o retorica, o buonista. Ma economica. Nel PD abbiamo un grande capitale: le donne. Non utilizzarlo è, semplicemente , antieconomico. Non ottimizza le risorse esistenti, le. E questo è un errore imperdonabile. Specialmente in tempi di crisi. Poco tempo fa una ricerca ha dimostrato che ovunque le donne sono ai vertici, le aziende accrescono i ricavi più in fretta. E questa considerazione molto semplice è alla base della legge norvegese sulla parità nei consigli d’amministrazione.
Le donne sono un capitale misurabile. Dov’è che viene sfruttato meglio? Dove vincono le donne? Nei concorsi, per esempio. Dove cioè ci sono regole certe per la valutazione e la selezione. Quando queste regole non ci sono, perdono. E perde tutta la comunità.
E’ chiaro che un posto in più a una donna è un posto in meno a un uomo. Se questo porta a un conflitto distruttivo, è un male. Ma può trasformarsi invece in una opportunità di sana concorrenza. Concorrenza con regole e criteri chiari, sui meriti, e nel merito della pratica politica. Concorrenza sulle idealità, ma soprattutto sull’esperienza sul campo. Sulla voglia di spendersi fuori dai circoli del potere, nei circoli della società che ci guarda. Concorrenza sull’operosità, sul coraggio, sulla capacità di ascolto del mondo reale. Non sulle doti di facciata.
Se questo è il terreno di gioco e vince il migliore, il meglio è per tutti, uomini e donne.
Perché noi vogliamo che il PD sia fatto davvero di uomini e donne? Non perché crediamo in un ruolo salvifico, miracolistico delle donne. Ma perché vogliamo un partito in cui la gente si possa rispecchiare. Che sia com’è il Paese. Cioè fatto ogni giorno con le fatiche femminili , oltre che con quelle maschili.
Perché solo così si contrasta la visione del centrodestra. Irreale. Anacrononistica. Un’Italia ferma agli anni ‘50. E chiusa, senza futuro, assediata. Fatta di privilegi, e goliardicamente maschile.
Una sola cosa voglio dire di questi due mesi. Sono stati 60 lunghi giorni passati parlando delle donne solo come oggetto e diletto: come corpi, consenzienti o meno. Corpi del reato o corpi estranei, ma sempre come corpi. Misurabili in grossi quantitativi e nelle mani degli utilizzatori finali: nelle mani del potere maschile. Abbiamo avuto la netta sensazione che l’Italia fosse fatta di soli uomini. Un paese arcaico, lontano dall’Europa, dove domina la sottocultura maschilista: le donne, al massimo, solo disturbatrici o ammiratrici del manovratore.
Lontana dall’Europa e dagli Stati Uniti . dove da Hillary Clinton ad Angela Merkel, da Carly Fiorina a Ophra Winey :
le donne sono al potere e non del potere!!!
Voglio un paese ed un partito dove le donne siano al potere si, e non debbano più chiedere l’autorizzazione per esserci. Non siano OSPITI ma PADRONE di casa.
Un paese un partito cambiano se siamo padrone di casa e questo gli uomini lo sanno. Alcuni illuminati lo desiderano altri lo temono.
Come:
1) propongo di cambiare nello statuto la quota del 50% e introdurre la norma antidiscriminatoria : un genere non può essere rappresentato più del 60% meno del 40%
2) Quando ciò non avviene AUTOMATICAMENTE c’è l’invalidazione degli organismi dirigenti
Noi vogliamo che finalmente l’Italia diventi un paese Contemporaneo! Contemporaneo, lo dico due volte. Più simile agli altri paesi europei e ai loro standard di civiltà.
Un paese dove le energie e i talenti delle donne non vengano quotidianamente buttati ma valorizzati. E vogliamo che anche il PD sia un Partito Contemporaneo. Nel nostro progetto noi donne non siamo state cooptate né siamo dei riempitivi, ma protagoniste e ideatrici di un progetto. Vedo difficile immaginare me e Marta Meo dei riempitivi.
E allora, noi vogliamo portare la nostra esperienza, nel PD che vogliamo.
Se ci siamo riusciti noi, che non siamo né speciali né eccentrici, vogliamo che tutto questo sia riprodotto anche dentro il Partito.
Vogliamo che la proposta politica del PD sia fatta da uomini E anche da donne. Agli uomini, E alle donne. Solo così si incontra la realtà. Solo così si possono dare risposte a un paese immobile, a rischio di marginalità. Ma pieno di energie sottoutilizzate. Almeno il 52% della popolazione .

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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