Il mio articolo che uscirà domani sull'Unità sulla giornata internazionale contro l'omofobia

Il mio articolo che uscirà domani sull’Unità sulla giornata internazionale contro l’omofobia

omofobiaLe ricorrenze, si sa, possono sapere di borotalco o di muffa. Dipende. Possono essere momenti che risvegliano o giornate soporifere. Dipende. Ieri è stata “la Giornata Internazionale contro l’omofobia”, promossa con una risoluzione del Parlamento Europeo nel 2006. L’omofobia viene dal greco “omos-fobos” che significa paura dell’uguale e che invece nel senso comune diffuso in tutto il mondo significa paradossalmente “paura del diverso da te” “paura irrazionale dell’omosessualità”. L’omofobia è un tarlo strisciante che si annida in ciascuno di noi. Nessuno escluso. Neanche i gay le lesbiche i transessuali sono immuni da tutto questo. “L’omofobia interiorizzata”, come la chiamiamo noi, è qualcosa che forse, a noi omosessuali, ci accompagnerà tutta la vita. E’ un tormento interiore, è la paura di quello che si è, il rifiuto di quello che si sente, che si prova, che si desidera. Tanti di noi hanno il coraggio di guardarla in faccia, di affrontarla, aiutati da sani psicologi, e imparano a conviverci, facendo coming out spesso, giocando quotidianamente una partita a ping-pong tra l’accettazione di sé e il rifiuto sociale. Chi ha la forza interiore e vive in contesti sociali favorevoli ce la fa a tenerla a bada e a vincere la partita. Chi non ce la fa, troppo spesso cade in depressione, vive e fa vivere male chi gli sta intorno, tenta (e purtroppo a volte ci riesce) il suicidio. Esagero? No. “Dire la verità è sempre illuminante, aiuta a d essere coraggiosi” diceva Aldo Moro. E dire la verità aiuta a guardare la realtà per quello che è. E avere la forza di cambiarla. Ieri in tantissime città italiane l’Arcigay, Arcilesbica e tante altre associazioni omosessuali hanno organizzato, come nel resto d’Europa, iniziative, incontri, dibattiti per spiegare a questo nostro scellerato paese come l’omofobia sia un problema di tutti. Il nostro, è un paese in cui non esiste il reato di violenza contro una persona con un orientamento sessuale omosessuale o transessuale. Eppure nel 2007 in Italia ogni 15 giorni c’è stato un atto di violenza contro un cittadino/a omosessuale o transessuale. Ogni due settimane abbiamo letto sui giornali: “a voi possiamo fare del male, siete diversi”. E’ un dolore che non si può spiegare e che ogni volta intacca certezze adamantine. L’omofobia si sconfigge con l’accettazione sociale dell’omosessualità. E come si costruisce? In tanti modi: con la cultura del rispetto, e con lo stato e la politica che assolvono a una loro funzione pedagogica: legiferare intorno ad un tema, per dare a tutti e a tutte regole fondamentali per la convivenza civile. E’ banale lo so. Ma questo nel nostro paese ancora non succede. E’ tutto da costruire, da raggiungere, e non solo per metterci al passo con l’Europa, ma per noi stessi e per il nostro paese, per un’idea di società, di comunità che sia alta e ambiziosa. Non facciamoci ricordare come italiani solo perché siamo un popolo che oggi trova la sua identità solo attraverso la paura del diverso. Franco Basaglia disse una volta che “visto da vicino nessuno è normale”.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

Chiudi