Il Messaggio del Presidente Napolitano e il mio intervento alla Camera per la Celebrazione della Giornata Mondiale contro l'Omofobia.

Il Messaggio del Presidente Napolitano e il mio intervento alla Camera per la Celebrazione della Giornata Mondiale contro l’Omofobia.

 

 

 

 

 

 

 

 Caro Presidente della Camera Fini, caro Ministro Carfagna, care colleghe e cari colleghi, cari amici e amiche delle associazioni omosessuali e transessuali.
 
questo e’ il secondo anno che l’Italia celebra la Giornata Internazionale contro l’omofobia, istituita ufficialmente già da 5 anni dal Parlamento Europeo.
 
L’anno scorso grazie alla sensibilita’ del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - che quest’anno partecipa con il suo bellissimo messaggio - l’abbiamo celebrata per la prima volta nella “casa di tutti gli italiani“ la Presidenza della Repubblica.
 
Quest’anno siamo qui, grazie ad un altro Presidente, nella “casa della democrazia“, il Parlamento Italiano, quel luogo deputato a costruire e salvaguardare le regole che ci tengono insieme, che tengono insieme tutti i cittadini, senza esclusioni.
 
Quest’anno ci sono con noi due nuove Associazioni di recente costituzione, Parcks ed Equality, associazioni che si battono per i diritti civili: questo e’ un bel segno di vitalita’ per il nostro paese!!!!
e do loro il benvenuto a nome di tutti.
 
Ma qui oggi, rappresentate da noi, ci sono migliaia di cittadine e cittadini omosessuali e transessuali senza alcun diritto: cittadini/e che ancora, dopo tantissimi anni di battaglie di civilta’, non vedono riconosciuti i loro fondamentali diritti di cittadinanza riconosciuti invece in tanti paesi europei..
 
Come Parlamentare, come cittadina europea, come omosessuale,  sento un profondo senso di ingiustizia.

Guardateci: siamo donne e uomini in carne ed ossa, come tutti gli altri cittadini. Come tutti con le nostre ambizioni, i nostri sogni, i nostri bisogni di poter vivere una vita piena, una vita senza discriminazioni e violenze. Siamo cittadini/e che contribuiamo esattamente come gli altri al bene di questo paese: come gli altri paghiamo le tasse, come gli altri rispettiamo le regole delle nostre comunita’.
 
Eppure, anche se come tutti gli altri vogliamo dividere la nostra vita con chi amiamo, nel nostro paese non ci viene perdonato di amare una persona del nostro stesso sesso. Non ci viene perdonato l’amore.

Il nostro amore non fa del male a nessuno, non sminuisce quello eterosessuale, non mette a repentaglio le nostre istituzioni, non nega  e non minaccia “la famiglia tradizionale".

In un tempo come il nostro, in cui sembra dilagare l’individualismo e la disgregazione sociale, il desiderio di famiglia degli omosessuali dovrebbe essere salutato con entusiasmo dalle nostre istituzioni. Dovrebbe essere accolto come un contributo alla stabilita’ sociale, alla responsabilita’ e felicita’ dei cittadini e quindi, al bene comune.
 
Ma cosi’ non e’. In Italia stiamo ancora discutendo di qualcosa di ben piu’ elementare.

Da tre anni a questa parte, e precisamente da 959 giorni, il Parlamento italiano sta  discutendo di una semplice, quasi ovvia  legge contro omofobia e trasfobia. Una legge approvata da tutti i paesi fondatori dell’ l’Unione Europea, tranne noi e la Grecia:
una legge che si è già dimostrata altrove efficace per contrastare quella odiosa violenza che colpisce un essere umano solo ed esclusivamente perche’ omosessuale o transessuale. Solo per la sua condizione umana. Perche’ questa e’ l’omosessualita’, care colleghe e cari colleghi, non una malattia o un capriccio, o una scelta, ma una condizione umana.
 
Nel mondo, tranne che nei 98 paesi integralisti che arrestano o uccidono gli omosessuali e i transessuali, tutte le istituzioni si sono dotate di una legislazione che tuteli quei soggetti piu’ esposti al pregiudizio, alla violenza e alle discriminazioni.
 
Sembrerebbe ovvio, lapalissiano dotarsi di una elementare legge di civilta’ per un paese che vuole essere uno dei più civilizzati del mondo, che vuole essere addirittura esportatore di democrazia. Invece no, su questo argomento qualcuno preferisce farci restare nel medioevo.

Io dico che forse e’venuto il momento di importare la democrazia da chi e’ piu’ democratico di noi.
 
In queste settimane se ne sono sentite di tutti i colori contro noi omosessuali e transessuali. Non notate come gli attacchi dalle aree più integraliste del nostro parlamento si ripropongono con grande violenza ogni volta che dobbiamo affrontare in Aula una legge che sanzioni l’odio verso omosessuali e transessuali?
 
Eppure, il messaggio cristiano e’ un messaggio inclusivo, e’ un messaggio di bene. Gesu’ non giustificherebbe mai l’odio dei forti verso i deboli.
 
Per questo care colleghe e cari colleghi tutti, vi chiedo di lasciare da parte quell’antico e orrendo vizio della politica italiana di affrontare il tema dell’omosessualita’ in modo ideologico, usando noi omossesuali e transessuali per battaglie di contrapposizione.
 
No, vi chiedo un gesto di responsabilita isitiuzionale: lo chiedo a tutti a destra e a sinistra.
 
Approviamo finalmente questa legge contro l’omofobia e la trasfobia insieme, perche’ questa legge non è di destra né di sinistra.

Una legge che argini l’odio e’ una legge intorno alla quale si deve riconoscere tutto un paese, se è un paese civile.
Perche’ e’ l’indicatore di un’idea di societa’ rispettosa di tutti e inclusiva.
 
Perche’, caro Presidente Fini, Caro Ministro Carfagna e cari colleghi, come disse un grande Presidente di cui non faccio il nome:

“Uno Stato degno è quello che non umilia i suoi membri."
 
E noi dobbiamo essere degni di rappresentare questo paese e i tutti suoi cittadini.

Buon 17 maggio a tutte e a tutti.
On. Anna Paola Concia

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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