Una mia intervista uscita su IO DONNA di sabato 30 marzo

Una mia intervista uscita su IO DONNA di sabato 30 marzo

Le interviste

di Maria Teresa Meli

 

 

il mio OUTING

                                                                                                                  

ricomincia dal pd

                           

La battaglia dei diritti civili non è una

passeggiatanemmeno nel partito. Ma Paola  

Concia ci prova e si candida. Da donna del Sud,

fieramente lesbica.“Anche se mi sono sposata a

vent’anni…” 

Largo alle matricole, ora tocca a loro. Perciò abbiamo deciso di intervistare due candidate, una del Pd e la prossima del Pdl, due donne che non hanno mai messo piede in parlamento. La prima è Paola Concia, portavoce del tavolo nazionale degli omosessuali del partito democratico, candidata in Puglia. E’ a Bari, in piena campagna elettorale: «Qui mi hanno accolta benissimo» racconta. «Ci sono tanti giovani carini che lavorano con me… Vabbè che a me interessano le belle donne…». Dopodichè Paola Concia scoppia in una fragorosa risata. Lei è fatta così: va avanti a ricche dosi di ironia e autoironia.

Concia, come si è trovata in Puglia, catapultata da Roma a Bari?

«Benissimo. Ho avuto proprio una bella accoglienza. In fondo io sono una donna del Sud, visto che sono nata in Abruzzo».

Com’è la campagna elettorale: divertente, stancante, stressante?

«Io mi diverto. E vedo che con la gente c’è feeling, sarà perchè parlo come mangio. A furia di fare comizi su comizi, mi sento come in un clima da "vota Antonio, vota Antonio" (risata). Scherzi a parte, è elettrizzante».

Origini abruzzesi, diceva, e genitori di sinistra, come lei?

«I miei erano due militanti dell’Azione cattolica. Mio padre era grande amico di Gianni Letta, abruzzese e cattolico come lui».

Quand’è che lei spicca il volo?

«Quando mi trasferisco a L’Aquila per fare l’Isef».

E la sua prima storia d’amore?

«A diciassette anni, con una bellissima donna. Poi però mi è venuta la paranoia che si venisse a sapere della mia omosessualità, e che i miei genitori provassero dispiacere. A un certo punto mi sono sentita brutta, sporca e cattiva: paradossalmente mi è venuta una botta di omofobia e ho deciso di nascondere la mia sessualità e di sposarmi».

A che età?

«Ventitrè anni».

Prestissimo. E quanto è durato?

«Solo quattro anni, ma io e il mio ex marito siamo rimasti in buoni rapporti. Dopo il fallimento del matrimonio mi sono trasferita a Roma, nel ’92, a fare la maestra di tennis. Ma ero già iscritta al Pci dall’86, quindi ho mescolato sport e politica: ho fato l’assistente parlamentare di Franca Chiaromonte, sono andata con Anna Finocchiaro alle Pari opportunità e nel 98 ho lavorato con Giovanna Melandri al suo ministero».

Poi è arrivato Berlusconi e fine del lavoro. Giusto?

«Già, Berlusconi arriva a palazzo Chigi e io vado a fare la manager sportiva agli Internazionali di tennis».

E nel frattempo sempre silenzio sulla sua sessualità?

«No, dopo il 2000 ho fatto coming out perchè mi ero stufata di vivere come una schizofrenica. Ad aiutarmi è stata una psicanalista da cui ero in terapia».

Lei si è sempre occupata di sport e giovani. Ma, ovviamente, anche dei diritti civili che sono un tema alquanto trascurato in Italia. Non è difficile occuparsene in un partito come il Pd dove c’è una forte componente cattolica?

«Ho deciso di fare questa battaglia nel partito e non nel movimento, perchè se non si cambia la mentalità dei grandi partiti questa battaglia non si vince».

Concia sta eludendo la domanda: non è difficile portare avanti questo tipo di battaglie nel Pd?

«Abbiamo ottenuto dei risultati e comunque non nego che vi siano  delle difficoltà. Ma è positivo che i conflitti su questi temi  avvengano alla luce del sole, perchè l’importante è confrontarsi e non fare finta di niente. E comunque, sa la verità?».

No, la dica.

«Credo che sia una bellissima scommessa fare questa battaglia sui diritti civili nel Pd, perchè è una battaglia vera e non di testimonianza».

Tornando indietro, i suoi che le hanno detto quando ha fatto coming out?

«Nessun dramma: ho tre fratelli fantastici e mio padre da bravo cattolico ritiene che le scelte di ognuno debbano essere rispettate. E infatti la mia famiglia è una delle mie forze».

Intanto, però, in Italia siamo lontani anni luce dalla Spagna di Zapatero.

«Credo che possiamo farcela anche noi.  Ma è necessario passare per un processo graduale. E comunque la verità è che la politica nel nostro Paese è meno laica della società. Tutti sanno che sono omosessuale, i miei vicini, i negozianti da cui mi rifornisco, gli amici...e con loro non c’è alcun problema. Però, purtroppo, c’è ancora chi vive la propria omosessualità con grande sofferenza. Questo perchè mancano certi diritti civili, grazie al fatto che la nostra classe politica è indietro rispetto al paese».

La classe politica sembra più sensibile alle indicazioni del Vaticano...

«Questo papa sembra non avere rispetto per l’autonomia della politica. Ma sta alla politica mantenere la barra dritta. Se invece si mostra fragile e debole si fa sopraffare dalle idee di Ratzinger».

Concia, se potesse incarnarsi in un personaggio storico, o nel personaggio di un romanzo oppure di un film, chi sceglierebbe?

«Lady Oscar e, comunque, a me piacciono le persone positive, le risate, l’ironia, e, sopratutto, l’autoironia ».

Quando non fa politica o campagna elettorale come passa il tempo?

«Faccio sport, leggo molto, vado al cinema...eppoi sto con gli amici che sono la mia famiglia allargata».

Riveli un suo difetto senza essere indulgente con se stessa.

«Sono impulsiva. Prima di parlare o di agire dovrei contare non fino a tre, ma di più. Forse non mi basterebbe arrivare a tre miliardi».

Qual è invece il difetto che non sopporta negli altri?

«Non sopporto la slealtà. Posso guerreggiare fino allo sfinimento, ma senza coltellate dietro le spalle».

Nel mondo gay sono volati gli stracci quando si è aperta la questione delle candidature degli omosessuali.

«Già, ho vissuto questa storia anche in prima persona, e mi è molto dispiaciuto. Non ci ha guadagnato nessuno. Purtroppo, essendo noi omosessuali senza diritti qui in Italia, c’è un disagio diffuso al nostro interno che crea tensioni anche nella stessa comunità gay. Ci sono state dichiarazioni, invettive. Ma il tutto sta rientrando, se pensiamo che Arcigay in Puglia è al mio fianco nella campagna elettorale: le cose non le cambi a botte di comunicati, ma con il duro lavoro, ottenendo che gli altri trovino la tua sessualità del tutto normale e non ti cataloghino più tra le persone bizzarre».

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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