25 Aprile 2009. Sessantaquattro anni dopo che sia davvero la festa di tutti

25 Aprile 2009. Sessantaquattro anni dopo che sia davvero la festa di tutti

25-aprile1Forse succede solo in Italia che una "Festa Nazionale" diventi ogni anno un tormentone.
"E' mia, è tua, ci vengo, non ci vengo, ci vengo ma mi metto da parte, ci vengo e tu mi fischi, non ci vengo e mi fischi lo stesso".

Sessantaquattro anni dopo (è troppo.......) finalmente pare che ce l'abbiamo fatta.

A mia memoria, tutti i nostri poveri Presidenti della Repubblica, ogni scadenza lo dicevano, lo sottolineavano: "Il 25 aprile è la festa di tutti, è la Festa della Liberazione!"
Come a cercare di convincere di mettere un punto, a cercare di chiudere, a cercare di trasmettere una certezza, qualcosa che ci accomuni, che ci tenga insieme.
Dopo di allora nacque la Costituente, nacque la Nostra Costituzione. Quella Carta che, appunto, "ci tiene insieme". Certo scritta tenendo fuori alcuni, ma questa è la Storia, è stato giusto così.

Vengo da una famiglia di cattolici antifascisti e ho tutti stampati nella testa i racconti di mia madre, della paura, di mio nonno che con una "scacciacani" affrontava i tedeschi e mia nonna che per difendere le sue figlie diceva ai tedeschi che mio nonno era pazzo. Racconti di sopravvivenza, come quelli dei suoi tanti sabati fascisti che lei odiava. Una parte della mia generazione è cresciuta così ma non tutta, altri, sono certa, hanno avuto racconti diversi.

Ma quelli che hanno avuto racconti diversi, quelli che sono stati fuori da quel Patto Costituente hanno avuto sessantaquattro anni per "elaborare il lutto" e per fare i conti con la loro storia. Mi sembra un tempo esagerato. Perché fare i conti con la propria storia comporta dolore, comporta un bagno di umiltà. Ma soprattutto comporta la capacità di NON rimuovere.

E noi italiani, siamo passati senza colpo ferire da “fascisti” a “antifascisti”, rimuovendo quel fantasma, senza volerlo guardare fino in fondo, insieme, collettivamente. Perché era un fantasma che riguardava tutti. E i fantasmi si sa aleggiano nell’aria. Stanno lì.

La Germania, ovviamente con maggiori responsabilità di noi, ha fatto un percorso collettivo, un percorso profondo. E’ per questo che Ricarda guardando l’Italia, mi dice che noi i conti con quella storia non li abbiamo fatti fino in fondo e dice “siete sempre a rischio”.

Ecco perché vorrei tanto che questo “scalcagnato” paese, da oggi cominciasse a uscire da quel rischio, tutti insieme. Facessimo un gesto di maturità e dicessimo che siamo stati bravi a uscire da quella Storia e oggi siamo tutti insieme e tutti abbiamo gli stessi anticorpi.

Non so se sarà così, ma se così non fosse sarebbe grave per tutti, per tutti noi.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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