"le altre" di questa settimana: RUBY, VOGLIAMO PARLARE D'ALTRO.

“le altre” di questa settimana: RUBY, VOGLIAMO PARLARE D’ALTRO.

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 RUBY, VOGLIAMO PARLARE D'ALTRO.

Quando ci sentiamo per decidere su cosa scrivere, in genere abbiamo solo la difficoltà della scelta. Scriviamo su questo, no su quest’altro. Alla fine il tema che ci entusiasma diventa la base su cui impostare la scrittura a quattro mani. Questa volta quando ci siamo sentite eravamo quasi disperate. «Che facciamo, scriviamo su Berlusconi e Ruby?». «No basta, abbiamo detto», quasi all’unisono. Disperate, appunto. «Non se ne può più». «Non sappiamo più neanche cosa dire. Sicuramente siamo stufe di vedere le donne rappresentate solo come prostitute, ma stanche anche di tanto moralismo». Eppure, notiamo, sui giornali non si parla d’altro. Una cosa è l’inchiesta della Procura, un’altra è l’ossessione  dei giornali. Ruby, Ruby e solo Ruby. Ruby che passeggia con il fidanzato, Ruby che va alle feste. Ma che c’entra, ci chiediamo, con l’inchiesta?
«Ma allora di che parliamo?». Sarà che questo clima da basso impero, con un presidente del Consiglio ormai ridicolo, ci scoraggia, ma ci sembra che ci sia poco da dire. Le polemiche sul calendario di Pirelli con la fica in primo piano? Paola quasi urla: «Banale, già vista. Un modo vecchio di fare pubblicità. Così come sono banali le polemiche». E il calendario dei tronisti e delle veline in ricordo di Sarah Scazzi? Questa volta quasi urla Angela: «Quanto moralismo. Tutti i giornali continuano a speculare sul caso, e poi fingono di scandalizzarsi per quattro idioti che fanno il calendario». Insomma, niente da fare. Eppure, alla fine, ammettiamo di storie da raccontare ce ne sarebbero tante. Per esempio ci piacere sapere che cosa pensano le operaie di Mirafiori. Sia quelle che hanno votato sì all’accordo, sia quelle che hanno votato no. Sentire le loro ragioni. Provare a capire la loro fatica. Una fatica resa ancora più sorda dalla mancanza di futuro per loro e i loro figli.
Per loro questo governo non ha fatto niente, così come non ha fatto niente per le migliaia di precarie e precari. Ci chiediamo però se la sinistra, la sinistra che vorremmo, sarà capace di fare qualcosa. E così chiudiamo la telefonata. Un po’ rincuorate, un po’ no. Pensando come Rossella O' Hara “domani  è un altro giorno”. Dovrà infatti prima o poi arrivare la fine di questa brutta vicenda da basso impero. Il compito più difficile sarà raccogliere i cocci di un’Italia distrutta: senza vere prospettive e senza un progetto che rimetta il Paese nella strada giusta. Sarà questa la sfida più difficile per la sinistra: liberare il paese da questi cocci e costruire un nuovo futuro.

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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