Dai, Walter, dì qualcosa di sinistra e laico e noi il 14 ottobre saremo dalla tua parte

Dai, Walter, dì qualcosa di sinistra e laico e noi il 14 ottobre saremo dalla tua parte

di Andrea Benedino e Anna Paola Concia

Walter Veltroni è uomo di spirito e ci scuserà un po’ di sana irriverenza, ma le prossime primarie del 14 ottobre rischiano sempre più di trasformarsi in un grande gioco da proporre agli elettori: una cosa tipo «Scegli il Veltroni che ti piace di più». La molteplicità di liste annunciate a supporto della candidatura di Wonder Walter (come lo hanno definito alcuni giornali) a segretario del nascente Pd, se non supportata da una solida base programmatica che sciolga i nodi irrisolti, rischia di consegnare direttamente agli elettori la scelta se preferire un Veltroni formato “teo-dem” o “pro-Pacs”, “no-Tav” o “pro-Tav” e via dicendo, scegliendo cioè l’abito preferito con cui vestire il formidabile candidato segretario.
Il rischio, però, è che a trionfare sia il festival dell’assurdo, del “tutto-e-contrario-di-tutto”. Che trionfi cioè un’ipocrisia unanimistica che in nome dell’unità a tutti i costi rischia di impedire quel sano confronto tra le idee necessario più che mai per definire con maggior nettezza i profili valoriali e identitari del nuovo partito.
Sia beninteso: nulla contro Veltroni. Anzi, la sua candidatura ha il pregio di restituire finalmente un po’ di fascino e cuore a un progetto, quello del Partito democratico, che rischiava una fine miserevole. Il problema è quello di capire come si muoverà Wonder Walter sulle questioni che tanto hanno fatto sudare i leader dell’Ulivo da più di un anno a questa parte. Teorizzerà anche lui l’equidistanza dalle piazze? Proporrà al contrario l’equivicinanza? Saprà trovare le risposte giuste alla delusione e alla rabbia emerse con forza il 16 giugno a Roma in occasione del Pride di piazza San Giovanni, ed espresse con chiarezza anche da molti autorevoli commentatori, come Michele Serra su Repubblica o Daria Bignardi su Vanity Fair? Saprà dire qualcosa di sinistra e di laico, anche al costo di perdere qualche consenso? Come reagirà, una volta eletto segretario, al prossimo ricatto dei teo-dem sui Dico o sul testamento biologico?
Se vogliamo che il 14 ottobre non si ripetano gli errori delle finte-primarie dell’ottobre 2005, sarebbe bene che i candidati che sceglieranno di presentarsi, a partire da Veltroni, ci dicessero qualche cosa di più su quello che pensano e su quello che propongono per dare una svolta al paese.
Siamo tra coloro che hanno apprezzato molto in questi anni l’impegno del sindaco di Roma nel sostegno a progetti e iniziative culturali e sociali proposte dalle associazioni lgbt romane: in questo senso Roma, assieme a Torino, è senz’altro tra le città italiane che hanno sviluppato le esperienze più ricche nel rapporto con le comunità gay, lesbiche e trans. E c’è senz’altro un abisso tra queste città e la Milano della Moratti che nega contributi e patrocini alle iniziative culturali a tematica gay. Così come abbiamo apprezzato più recentemente l’impegno di Veltroni nella ricerca della verità su Pasolini, o il racconto che ha pubblicato ispirandosi alla vicenda di Matteo, il ragazzo di Torino suicidatosi perché accusato dai compagni di essere omosessuale. Ce lo ricordiamo poi con commozione un anno fa in Campidoglio al fianco dei genitori di Paolo Seganti, un ragazzo romano trucidato in un parco dalla violenza omofobica, nella fiaccolata organizzata in sua memoria. Si tratta di fatti importanti e tutt’altro che scontati, segno di come Veltroni, a differenza di altri, abbia capito quanto su queste questioni l’indifferenza non paghi.
Al tempo stesso però non possiamo non ricordare come da anni nello stesso Comune di Roma non si sia riusciti a trovare una maggioranza per istituire il registro delle unioni civili.
Noi per parte nostra stiamo lavorando, assieme ai compagni e alle compagne di Gayleft e assieme a chi vorrà unirsi a noi nei prossimi mesi, per costruire le fondamenta di un coordinamento di gay, lesbiche e trans per il Partito democratico. Una sorta di “Gay-dem”, anche se il nome ufficiale verrà scelto più avanti. Cercheremo di muoverci per stimolare il confronto tra i candidati sui temi della laicità e dei diritti civili. E soprattutto di stimolare i nostri compagni a stare dentro a questo percorso fino in fondo e con dignità, forti della nostra storia e delle battaglie che abbiamo portato avanti in questi anni. Parallelamente abbiamo chiesto al comitato dei 45 l’istituzione di un “forum sui diritti degli omosessuali” in questa fase costituente, come sede di confronto tra le forze che daranno vita al futuro partito, e sulle risposte che sapranno dare alle richieste che sono giunte dalla grande manifestazione del Gay Pride di piazza San Giovanni.
Si tratta di nient’altro che della prosecuzione di un percorso lungo che abbiamo intrapreso, scegliendo di accettare la sfida del Partito democratico a testa alta, senza scendere a compromessi umilianti con la difesa dei nostri diritti, e soprattutto senza far sconti a nessuno. Abbiamo deciso di accettare la sfida perché siamo convinte e convinti che questo Pd debba essere il partito dei diritti civili e delle società inclusive, il partito che sia in grado di promuovere lo sviluppo economico e sociale dell’Italia attraverso la piena cittadinanza delle donne, dei giovani degli omosessuali e degli immigrati.Walter Veltroni in questi anni ha dimostrato attenzione a questo modello di sviluppo, l’unico che può aprirci la strada verso una modernità che ci comprenda, tutte e tutti.
Ma per partecipare all’appuntamento del 14 ottobre abbiamo bisogno che ci arrivino delle risposte, di qualsiasi tipo, siano esse positive o negative, in modo da poter giudicare con coscienza e decidere come comportarci.
Ecco, per tornare a quanto scritto all’inizio di questo articolo, il Veltroni che ci piacerebbe vedere all’opera nelle prossime ore è un Veltroni non reticente, che possa restituire un po’ di speranza anche a una parte di quel popolo che è sceso in piazza il 16 giugno a Roma. Una sorta di Wonder Walter che sappia innovare, anche solo spezzando quel silenzio colpevole che gli altri dirigenti dell’Ulivo hanno fatto calare su quella grandiosa manifestazione.
Caro Walter, è per questo che ti chiediamo di darci un segnale, di restituire anche a noi la voglia di sognare e di sperare in un’Italia diversa. Basta una parola non scontata, un impegno preciso e anche noi, forse, il 14 ottobre potremo dire, citando un famoso jingle pubblicitario: «W.W.V. ci piaci tu». Dipende da te. 

Portavoce nazionali Gayleft

Paola Concia

Paola Concia

Abruzzese di nascita, mi sono laureata presso La Facoltà di Scienze Motorie de L'Aquila. Il mio impegno in politica ha avuto inizio negli anni ottanta nel Partito Comunista Italiano, poi nei Democratici di Sinistra e in seguito nel Pd, di cui attualmente sono membro della Direzione Nazionale.

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